06/11/2013

Un ragazzino tenta il suicidio. Totale indifferenza, non era omosessuale

La notizia, tristissima, compare ieri sull’ANSA, ma riporta un fatto accaduto sabato.  All’Ospedale di Bergamo è ricoverato in gravi condizioni un ragazzino di tredici anni, che si è gettato dalla finestra dopo che il padre, per punirlo di un brutto voto, gli aveva rotto la playstation.

Come è possibile cercare la morte a tredici anni? E oltretutto per un episodio spiacevole (la rottura di un giocattolo), ma certamente non drammatico? Come è possibile che ci siano giovani ormai così deboli e disperati da tentare il suicidio?

Sono domande che esigerebbero una risposta; chissà quale famiglia c’è alle spalle di questo giovane, chissà quale tipo di educazione ha ricevuto, in casa e a scuola, chissà… chissà in quale abisso stiamo precipitando.

Un suicidio è sempre un evento tragico. Un suicidio (in questo caso, grazie al Cielo, non riuscito) di un giovane, anzi di un giovanissimo, è un evento terribilmente tragico, che dovrebbe far sorgere discussioni, interventi, analisi. A tredici anni non si è ancora formata una personalità, una volontà matura. A tredici anni si è poco più che bambini, si è ancora estremamente dipendenti da ciò che la famiglia, la scuola, la società ci trasmettono.

Già, ma in questa tristissima notizia manca un motivo fondamentale perché si accendano discussioni, perché i vari dispensatori di saggezza facciano sentire il loro illuminato parere: non c’è nessun riferimento all’omosessualità. Franco Grillini o Fabrizio Marrazzo o i loro amichetti non hanno nulla da dire, in questo caso e nemmeno i politici che fremono perché l’omosessualità sia dichiarata bella, buona, lodevole e auspicabile.

Un ragazzino cerca la morte? La cerca dopo un episodio, tutto sommato, banale? Beh, sono fatti suoi, magari della sua famiglia. Ma chi se frega, non è utilizzabile per la solita propaganda omosessualista. Bisogna cercare di capire come possa la gioventù arrivare a tali abissi di disperazione? Vabbè, lo farà qualcuno, noi abbiamo da fare, dobbiamo organizzare il prossimo gay-pride.

Preghiamo il Signore perché quel tredicenne si salvi. Soprattutto preghiamo perché trovi chi lo aiuti a dare un senso alla sua vita e ad amarla. Di sicuro l’aiuto non lo troverà nella cosiddetta “società civile”, che degli abissi di disperazione se ne frega tranquillamente. Il ragazzino X non è utilizzabile per la propaganda. E allora, si getti pure dalla finestra. Se proprio voleva un po’ di attenzione, poteva almeno lasciare un biglietto in cui dichiarava di essere omosessuale…

di Michele Majno

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