09/11/2013

Sull’uso di trattamenti ormonali su bambini affetti da Gender identity disorder (G.I.D.)

La nascita di un figlio si accompagna ad una serie di attese e attenzioni che i genitori hanno verso il loro bambino, e la salute è sicuramente la prima e più importante. La salute fisica e quella psichica, ma soprattutto quest’ultima, sono delicate perché legate alla crescita e allo sviluppo del bambino che risentono di molti fattori. Il contesto familiare soprattutto, ma anche quello sociale e culturale, nel quale il bambino cresce e si sviluppa è fondamentale e, al di là di molte difficoltà che la famiglia oggi incontra, da sempre la letteratura scientifica pediatrica e psicopedagogica sottolinea il ruolo insostituibile del padre e della madre nella crescita serena e armoniosa del bambino.

In questo quadro si situano le problematiche legate ai disturbi dell’età evolutiva, che come dice la parola è età caratterizzata da continue trasformazioni fisiche e psichiche, che procedono insieme, stimolate e condizionate dall’ambiente familiare (dove le dinamiche relazionali con la figura materna e con quella paterna hanno un ruolo centralissimo nella formazione della propria identità) e sociale. E’ stato visto che proprio in ambienti di disagio familiare si sviluppano la stragrande maggioranza dei disordini legati all’identità sessuale (G.I.D.) dell’infanzia (secondo la letteratura il 95% dei casi).

Alla Regione Toscana è stato chiesto dal primario del reparto di Medicina della Sessualità dell’ospedale Careggi di Firenze, di poter effettuare trattamenti ormonali su bambini con questi problemi con la motivazione, quanto mai bizzarra, di consentire al piccolo paziente (preadolescente) di avere tempo di orientarsi verso il “sesso che sente”! In linea con le conclusioni della rivista Pediatrics chiediamo che l’opinione pubblica sia informata, veramente, dei gravi rischi psicologici e fisici della soppressione puberale ormonale nei bambini, e chiediamo che siano resi noti i reali benefici di tali supposte terapie. Chiediamo come mai invece di usare i bambini come cavie, non si aiutino loro e le loro famiglie ad uscire da un disagio di natura psicologica, attraverso un accompagnamento psicoterapeutico adeguato.

Riteniamo che questa richiesta, in realtà, presupponga degli assunti ideologici per i quali l’identità di genere (cioè il sentirsi appartenente al sesso biologico dato) escluda il dato biologico-anatomico, per dipendere esclusivamente dal dato culturale-sociale e da ciò che ognuno si sente di essere.

Quindi alla luce delle autorevoli pubblicazioni scientifiche contrarie a questi trattamenti, le quali hanno evidenziato che i problemi il più delle volte sono psichici o legati a fattori socio culturali, educativi, familiari (appurato che c’è ancora molto da indagare perché i trattamenti ormonali hanno un’invasività che può risultare drammatica, specie nei bambini) nonché alla luce dell’obiettivo primo della medicina (primum non nocere!), chiediamo formalmente alla Regione Toscana di non dar corso ad alcuna autorizzazione “sperimentale” di impiego di terapie ormonali sui bambini nel senso e con le finalità indicate dal Primario di Medicina della Sessualità di Careggi, e a promuovere piuttosto ogni ricerca in questo campo, attingendo esclusivamente a studi scientifici di comprovata autorevolezza, onde evitare di utilizzare dei bambini come vere e proprie “cavie umane”.

Fonte: La Manif Pour Tous Italia

Festini

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