25/01/2014

Può il Ministero educare gli alunni senza il consenso dei genitori?

Lo scorso martedì 14 gennaio, nella seduta parlamentare n.151, gli onorevoli Gianluigi Gigli, Lorenzo Dellai e Mario Sberna hanno presentato una interpellanza urgente al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, per segnalare irregolarità e violazioni messe in atto dai programmi dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (U.N.A.R.), in merito a programmi educativi basati sugli orientamenti sessuali di lesbiche, gay, bisessuali e trans (LGBT).

Gli onorevoli rilevano che il documento denominato Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere è stato adottato successivamente alle dimissioni del Governo Monti ed in regime di ordinaria amministrazione, “senza essere stato sottoposto alla valutazione e al dibattito parlamentare”.

Nella interpellanza i politici affermano che “il documento inoltre è stato adottato omettendo la consultazione di tutte le parti sociali interessate, con specifico riguardo ai genitori ed ai docenti”. “Nessuna associazione familiare o associazione professionale dei docenti è stata coinvolta, mentre si è ritenuto di limitare la partecipazione al gruppo di lavoro a ben ventinove associazioni LGBT”.

Il testo dell’U.N.A.R. prevede la “valorizzazione dell’expertise delle associazioni LGBT in merito alla formazione e sensibilizzazione dei docenti, degli studenti e delle famiglie”. Propone inoltre la predisposizione della modulistica scolastica amministrativa e didattica in chiave di inclusione anche per genitori omosessuali e un probabile riferimento ai tentativi di sostituire l’indicazione della paternità e maternità con i termini di genitore 1 e 2. Infine, accredita le associazioni LGBT presso il Ministero dell’istruzione dell’Università e della Ricerca, in qualità di enti di formazione.

Secondo gli interpellanti, si sta violando il diritto dei genitori alla “corresponsabilità educativa”, scavalcando le disposizioni dell’articolo 30 della Costituzione italiana che garantisce e tutela il diritto dei genitori ad educare i propri figli. Sempre a parere di Gigli, Dellai e Sberna, sia il documento che la sua modalità di attuazione si pongono in palese contrasto con l’articolo 18 e con l’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Il primo, garantisce la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione; il secondo attribuisce ai genitori il diritto di priorità nella scelta di educazione da impartire ai propri figli.

Per questo motivo, gli onorevoli chiedono al Ministro di non approfondire l’effettiva conformità del documento dell’U.N.A.R. e delle azioni messe in campo dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca rispetto alla ratio del quadro costituzionale e normativo richiamato in premessa.

Antonio Gaspari

Fonte: Zenit

 

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