06/12/2012

Spinta verso l’aborto nelle Filippine: la Chiesa combatte con le “armi” del digiuno e della preghiera

Il presidente Aquino preme perché sia approvata una “legge sulla salute riproduttiva”. Dopo due anni di battaglie politiche i vescovi hanno chiesto ai fedeli di usare altre “armi” per contestare il provvedimento

Anche nella cattolicissime Filippine si spinge affinché la piaga dell’aborto sia diffusa. E se in Europa la norma che legalizzava l’aborto venne approvata Stato dopo Stato con un nome che potesse ridurne l’impatto, “Norme per la tutela sociale della maternità sull’interruzione volontaria della gravidanza”, nelle isole del Pacifico il testo di legge è stato presentato come “Reproductive health Bill” (“Legge sulla salute riproduttiva”). A leggere il testo si capisce che per “tutela della salute” si intendono l’aborto, la contraccezione, i metodi di controllo delle nascite e la pianificazione familiare.

DUE ANNI DI BATTAGLIA. Finora l’opposizione della Chiesa, che per due anni si è appellata alle norme della Costituzione in cui si proteggono esplicitamente la vita e la famiglia, era bastata a frenare la volontà del presidente Benigno Aquino. Ieri, però, il presidente ha riunito la Camera e la coalizione politica che lo sostiene chiedendo un processo breve di approvazione del testo, che dovrebbe compiere un iter di appena una settimana. I vescovi non hanno trovato altro strumento umano con cui combattere il provvedimento se non implorando l’aiuto di Dio. Infatti, anche se Juan Ponce-Enrile, presidente dell’altro ramo del Parlamento, ha dichiarato di non voler cedere, tanto più che la legge per i contenuti delicati che tratta dovrebbe passare per ben tre volte all’esame delle Camere e solo successivamente essere votata, la nuova spinta in avanti di Aquino ha fatto capire ai cattolici che il presidente, in carica per altri quattro anni, non si fermerà.

PREGHIERE E DIGIUNI. La Chiesa ha quindi scelto di giocare su un altro terreno, chiedendo ai fedeli di «usare le armi della preghiera e del digiuno contro il provvedimento». Il presidente della Commissione per la famiglia e per la vita della Conferenza episcopale delle filippine, Gabriel Reyes, ha inviato all’agenzia Fides una nota in cui scrive che i cristiani «pregheranno e digiuneranno a partire da oggi e nei giorni successivi». I vescovi poi hanno chiesto il voto aperto e non segreto, così che i cittadini sappiano chi ha votato e cosa. Ugualmente aveva sbalordito la reazione della Chiesa nigeriana che il 4 novembre scorso, davanti alla dissacrazione di una chiesa nel Sud, aveva deciso di vivere «una settimana di preghiera, digiuno e penitenza in riparazione delle offese subite e per la conversione dei propri persecutori».
Allo stesso modo, dopo mesi di lotta politico-culturale, sta rispondendo la Chiesa americana all’attacco all’obiezione di coscienza del presidente Obama: proprio il 12 novembre scorso, di fronte a tutti i vescovi riuniti, il capo della Conferenza episcopale americana, Timothy Dolan, ha chiesto di accostarsi più spesso possibile al sacramento della Confessione e di tornare a fare penitenza ogni venerdì. Spiegando che per sfidare un male tanto grande l’unica via per fortificarsi è la conversione personale.

PAPA BENEDETTO XVI. E se in tempi bui per sé la Chiesa sta tornando alla preghiera e alle pratiche penitenziali si può intuire perché leggendo quanto papa Benedetto XVI disse il 21 febbraio del 2007, in occasione nell’Omelia del mercoledì delle Ceneri: «Il digiuno e le altre pratiche quaresimali sono considerate dalla tradizione cristiana “armi” spirituali per combattere il male». Al riguardo, aveva detto «mi piace riascoltare insieme a voi un breve commento di san Giovanni Crisostomo. “Come al finir dell’inverno – egli scrive – torna la stagione estiva e il navigante trascina in mare la nave, il soldato ripulisce le armi e allena il cavallo per la lotta, l’agricoltore affila la falce, il viandante rinvigorito si accinge al lungo viaggio e l’atleta depone le vesti e si prepara alle gare; così anche noi, all’inizio di questo digiuno, quasi al ritorno di una primavera spirituale forbiamo le armi come i soldati, affiliamo la falce come gli agricoltori, e come nocchieri riassettiamo la nave del nostro spirito per affrontare i flutti delle assurde passioni, come viandanti riprendiamo il viaggio verso il cielo e come atleti ci prepariamo alla lotta con lo spogliamento di tutto».

di Benedetta Frigerio

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