29/11/2013

San Juan (Argentina), scenario della violenza abortista

ArgentinosAlerta.org, testimone e vittima sul terreno, condivide con HazteOir i video e la cronaca completa. Le “autoconvocate” per cercare di imporre la morte e la distruzione della famiglia mostrano la loro irragionevolezza selvaggia in Argentina.

EDITORIALE HO – Lo scorso fine settimana, dal 23 al 25 novembre, la città di San Juan in Argentina è stata triste scenario della violenza esercitata dalla cultura della morte per cercare di imporre la sua ideologia e per far tacere ogni difesa del diritto alla vita e della famiglia: si è tenuto il cosiddetto “28° Incontro Nazionale di Donne Autoconvocate” (la contraddizione è evidente): una sorta di meeting, con diverse assemblee, e tavole rotonde, con cui si cerca di sostenere i gruppi di pressione installati negli organismi internazionali per sottomettere la cittadinanza all’aborto, al controllo della popolazione, alla contraccezione e all’omosessualità: è stato uno scenario barbaro.  CitizenGO ha allertato migliaia di cittadini, chiedendo al governo di San Juan – il cui Ministero della Cultura aveva dichiarato l’evento di “interesse culturale” – di adottare misure idonee a garantire la sicurezza e prevenire la profanazione di chiese, la distruzione di vetrine e negozi locali, soprattutto perché negli ultimi giorni si era venuta creando un’ondata di odio a livello nazionale. Si può vedere quale sia stato il valore dell’incontro dalla testimonianza rilasciata a HazteOir.org, che si può leggere per intero qui:
“Eravamo a San Juan e abbiamo potuto vedere l’ottimo lavoro organizzato dalla Chiesa locale nel perfetto equilibrio tra la cura delle chiese e la volontà incrollabile di evitare il conflitto. Nemmeno le donne che hanno tentato di partecipare all’incontro con spirito pacificatore hanno potuto evitare le aggressioni e la violenza, in innumerevoli situazioni che si sono prodotte una dopo l’altra. La cosa si ripete ogni volta: ogni anno migliaia di donne si riuniscono con la scusa di discutere, ma sappiamo ciò che vogliono fare.
Impedivano di entrare alle donne che le abortiste indicavano come oppositrici all’aborto. Quando in una riunione sull’aborto, non si diceva ciò che volevano, la riunione era chiusa. L’autore di questa cronaca, Eduardo Cattaneo, ha ricevuto colpi, spinte e sputi da quelle, che, più di donne, sembravano una triste imitazione di orchi che attaccano i custodi del sacro. Discriminazione allo stato puro.
Appena arrivammo nella bellissima città di San Juan, siamo andati alla Scuola Normal Sarmiento, dove ci avevano avvisato che stavano accadendo violenze. Abbiamo potuto vedere circa 50 donne con i segni del movimento di estrema sinistra e vestite dello stesso colore, bloccare l’ingresso cantando e ballando intorno a frasi che preferisco come cattolico non scrivere in questo articolo.
Durante il tentativo di aiutare un gruppo eroico di donne che stavano resistendo all’attacco, siamo stati colpiti, ci hanno sputato, insultato e hanno cercato di impedirci di filmare le scene di violenza. La polizia stava preparando un’azione coordinata ed efficace per prevenire ulteriori danni, ma non è potuta intervenire all’inizio perché   “… erano donne”.
Nel pomeriggio, abbiamo tentato di proporre all’assemblea le nostre conclusioni, ma  le donne pro-aborto ce lo hanno impedito e le donne prolife hanno dovuto lasciare la scuola: in strada sono state di nuovo soggette agli attacchi delle abortiste che le spingevano e le picchiavano. Anche in questo caso la polizia non ha potuto far niente per la grande confusione.
Dopo questa assemblea c’è stata la manifestazione, e anche lì siamo stati di nuovo attaccati, e ci siamo dovuti allontanare.
Un gruppo di manifestanti si è staccato dalla marcia e è andato davanti alla cattedrale urlando e attaccando un gruppo di giovani che stava pregando sotto il portico. La polizia, questa volta ha evitato il peggio e le ha disperse: comunque c’erano poche centinaia di poliziotti per controllare una massa di diverse migliaia di donne che marciavano in diversi cortei.
All’interno della cattedrale, un gruppo di circa 700 persone è rimasto in preghiera, accompagnato e protetto paternamente dal Vescovo di San Juan, Mons. Alfonso Delgado.  Fino alle ore 18 di domenica, durante le manifestazioni hanno urlato canti contro la Chiesa, il Papa, il governo, i maschi, ed ogni tipo di persona contraria alla loro mentalità. In un carrello della spesa hanno dato fuoco ad un’immagine di Papa Francesco.
Quando tutto sembrava sotto controllo, un folto gruppo di donne, a seno scoperto e volto coperto, ha aggredito un gruppo di giovani che era rimasto davanti al campanile della cattedrale: li hanno verniciati con spray, hanno sputato contro di loro, hanno stracciato i loro vestiti e li hanno insultati.
Verso la mezzanotte sono stati dati gli ordini di ritirata dalle capigruppo e se ne sono andate, lasciando sporcizia, ferite aperte e dolore. Non vi è alcuna possibilità di dialogo, non vogliono parlare, vogliono imporre le loro idee a qualsiasi prezzo. L’irrazionalità dell’aborto richiede forza bruta”.

Il Segretario alla Cultura della Provincia di San Juan aveva dichiarato che l’evento era di “interesse culturale”, stessa cosa aveva fatto, con la risoluzione numero 0454, l’architetto V. Zulma Invernizzi,  Segretario del Ministero del Turismo e della Cultura del Governo di San Juan.

Traduzione a cura di Mauro Pierotti

Clicca qui per leggere l’articolo originale pubblicato da Hazteoir in lingua spagnola

Fonte: Hazteoir

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