02/10/2013

Polemiche in Argentina per il bambino di sei anni che chiede la modifica del sesso sui documenti d’identità

Fonti ufficiali comunicano che la Segreteria nazionale per l’Infanzia, l’Adolescenza e la Famiglia dell’Argentina (Senaf) ha fatto istanza affinché il Registro Civile riveda la propria opposizione e permetta a un bambino di sei anni la modifica del sesso sul proprio Documento Nazionale d’Identità (DNI).
“L’istanza, già sottoposta a parere preventivo, è stata comunicata Venerdì alla madre del bambino. Resta ora da attendere la decisione del Registro Civile” ha confermato l’ufficio legale del Senaf.
Il bambino è nato maschio ma la mamma assicura che sente d’essere una bambina e ha cercato di ottenere che sul nuovo DNI compaia un nome di donna e il genere femminile.
Il nuovo DNI è stato rifiutato da un tribunale e dal Registro Civile della provincia di Buenos Aires, a motivo che il bambino, essendo minore di 14 anni “presenta incapacità totale, presumendo che i suoi atti siano compiuti in assenza di discernimento”.
Il Senaf ha affermato che il rigetto dell’istanza “pregiudica i  suoi diritti a non essere discriminata in ragione dell’età o del sesso, alla protezione della sua identità e ad essere ascoltata su qualsiasi questione la coinvolga, ai sensi della Convenzione sui diritti del fanciullo”, e sostenendo che il caso vada rivisto.
“Mia figlia, pur possedendo genitali maschili, quando ha iniziato a parlare diceva “io bambina, io principessa’ chiedendo abiti femminili e sottane (gonne)”, ha dichiarato la madre, Gabriela, alla stampa locale.
“Ho visto un giorno un documentario del National Geographic su di una bambina statunitense transgender. Era la storia di mio figlio. Allora ho capito che era una bimba trans, che la sua identità era di bambina”, ha aggiunto.
La madre, che gode del sostegno della Comunità Omosessuale Argentina (CHA), ha scritto una lettera alla presidentessa Cristina Fernandez affinché sostenga la sua causa.

Traduzione a cura di Giovanni B. Reginato

Clicca qui per leggere l’articolo originale pubblicato da El Nuevo Herald in lingua spagnola

Fonte: El Nuevo Herald

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