07/10/2013

Nancy/Nathan Verhelst e l’eutanasia in Belgio

Qualche settimana fa, Nancy/Nathan Verhelst è stata l’ennesima vittima dell’eutanasia in Belgio, chiesta a causa delle sue “insopportabili sofferenze”.   Nata 44 anni fa in una famiglia dove solo i maschi venivano presi in considerazione, Nancy ha sempre sofferto il rifiuto da parte della madre e dei familiari: anche ora, in occasione della sua morte, la madre ha ribadito al The Telegraph che non c’era alcun legame tra lei e quella figlia mai voluta e mai amata. Sicché nel 2009 Nancy procede alle terapie ormonali per il cambiamento di sesso e in seguito si sottopone agli interventi chirurgici necessari. Ma un brutto giorno, guardandosi allo specchio Nancy/ Nathan prova orrore di sé e del suo corpo: del suo petto e del suo pene (mal riuscito, con problemi di rigetto). Chiede l’eutanasia a uno dei più famosi “dottor morte” del Belgio, Wim Distelmans, perché non vuole “essere un mostro”. L’iniezione letale e il decesso sono stati registrati e trasmessi da una  TV locale.
L’esempio di Nancy/Nathan è stato presto seguito: uno dei suoi migliori amici Dirk/Dora, 53 anni, che lo ha assistito durante la morte, ha detto che è stato bellissimo che se ne sia andato così come lui voleva. Anche lei, quindi, ha avviato le pratiche per l’eutanasia, perché anche lei – ha detto – è stanca di essere rifiutata.
Dal 2011 al 2012 in Belgio c’è stato un incremento del 25% dei casi di eutanasia, che presto sarà possibile anche per i bambini. In Olanda è aumentata del 13%. In particolare sono sempre più frequenti le richieste di coppie di persone anziane che chiedono di morire insieme. Le leggi sono molto vaghe e applicate in modo quanto mai spregiudicato da medici e paramedici, nel più freddo e complice disinteresse dell’autorità statale.
Intanto il medico  e bioeticista inglese Christian Browne ha scritto sull’ Oxford University blog, Practical Ethics, quanto sarebbe umano, opportuno e utile consentire l’eutanasia ai carcerati. Immediato il commento positivo del principale fautore dell’eutanasia in Autralia, il dottor Philip Nitschke. Gli ergastolani vanno considerati come malati terminali e i dottori delle prigioni assolverebbero piamente alla loro missione che è quella di alleviare la sofferenza (!!!) dei loro pazienti. Ovviamente la società tutta ne beneficherebbe in termini economici (pensando a quanto costa mantenere un carcerato) e sociali (sovraffollamento carceri, pericolo di evasione e recidività).
Da un lato la storia dei due transessuali che abbiamo riportato ci riempie in cuore di una profonda tristezza. Dobbiamo constatare che si va diffondendo il desiderio di autodistruzione, di annullamento di sé, frutto dell’ incapacità di accettare le sfide della vita. Questa ribellione contro la natura e contro Dio porta solo  morte e disperazione.
Dall’altro lato ci indigna profondamente, di contro, l’atteggiamento filosofico – intellettuale di coloro che giustificano e istigano, che insinuano nel cuore dei più deboli il desiderio di questa “soluzione finale”. Vigliacchi. Almeno Stalin e Hitler hanno ucciso a viso aperto, e si sono presi la  responsabilità delle loro idee e delle loro azioni. I fautori dell’eutanasia invece, mascherati con un ipocrita pietismo e un falso altruismo, armano la mano di gente disperata che avrebbe bisogno principalmente di rispetto, cura, affetto, considerazione.

di Francesca Romana Poleggi

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