13/03/2013

La tutela della vita è nell’identità dell’Irlanda

Ribadita dai vescovi la preoccupazione per i tentativi di modificare la legge sull’ aborto

La tutela della vita contro i tentativi di aprire nuovi spazi alle pratiche abortive è il tema principale che ha fatto da sfondo ai lavori dell’ultima assemblea dei vescovi cattolici in Irlanda. Nel comunicato pubblicato al termine del loro recente incontro a Maynooth è emerso che i presuli «restano profondamente preoccupati per l’eventuale intenzione di legiferare sull’aborto in questo Paese». Il comunicato si apre con l’esortazione ai fedeli a offrire preghiere di ringraziamento per il pontificato di Benedetto XVI e per la guida spirituale dei cardinali presenti a Roma per il conclave.
Dunque i presuli tornano a far sentire forte la loro voce per il rispetto dei valori morali e religiosi.
Da mesi, infatti, alcuni partiti politici premono sul Governo per attuare modifiche alla legge attualmente in vigore sull’aborto, che può essere consentito soltanto in caso «di un rischio reale e sostanziale per la vita della partoriente». Le pressioni si sono innescate a seguito del decesso avvenuto il 28 ottobre 2012, di una donna, Savita Halappanavar, e del bambino che aveva nel suo grembo, dopo che i medici si sarebbero rifiutati di praticare l’aborto. Ma, a nutrire il dibattito su una nuova normativa, è anche un richiamo della Corte europea dei diritti dell’uomo. Dall’episcopato si ribadisce che l’attuale legislazione consente di applicare «le migliori prassi esistenti negli ospedali» per quanto concerne la tutela della madre e del proprio bambino. I vescovi affermano che essendo l’aborto «la diretta e intenzionale» eliminazione di una vita, questa pratica «risulta differente dai trattamenti medici che non cercano in maniera diretta e intenzionale di porre fine alla vita di un bambino non nato». Una volta che, aggiungono, in un Paese viene legittimato l’aborto, «i suoi limiti vengono erosi nel tempo». La Chiesa cattolica — assieme ad altre comunità religiose e organizzazioni — «crede nel sostegno all’eguale e inalienabile diritto alla vita di una madre e del suo bambino non ancora nato, nelle nostre leggi e nella pratica medica e questa — si conclude — è una posizione che dovrebbe continuare a essere apprezzata e rafforzata». I vescovi sollevano poi anche la preoccupazione «per l’effetto potenziale» che una nuova legislazione può avere per «il personale medico — ostetriche, infermieri, medici e consulenti — che vuole opporsi a partecipare a un aborto in qualsiasi circostanza».
Un’altra questione significativa affrontata è l’accentuarsi del disagio sociale e i crescenti episodi di violenza.

L’attenzione è rivolta soprattutto alla disoccupazione dei giovani e alla loro adesione alle bande criminali. Da qui l’appello alle autorità statale affinché «prendano in seria considerazione questa realtà nelle loro decisioni in materia di politica economica e sociale, per evitare che i giovani vulnerabili intraprendano un percorso di violenza». I vescovi chiedono quindi di contrastare l’aumento della criminalità, osservando che la pacifica convivenza della popolazione passa anche attraverso la possibilità di garantire alle persone «i mezzi necessari per un tenore di vita che rispetti la loro dignità».
Durante i lavori assembleari sono state poi ascoltate le relazioni dei rappresentanti del National Board for Safeguarding Children in the Catholic Church sugli sviluppi in tema di prevenzione e di sostegno per i minori vittime di abusi. A tale proposito i presuli hanno espresso l’apprezzamento per il lavoro in corso.
Nel 2011 l’episcopato ha pubblicato un documento, dal titolo, «Towards Healing and Renewal», nel quale si pone come prioritario l’impegno nel garantire la sicurezza di tutti i bambini. Inoltre, uno spazio di analisi è stato riservato al settore caritativo: i quarant’anni di attività di Trócaire, l’agenzia cattolica nazionale, costituiscono l’occasione per ricordare «l’aiuto fornito a milioni di persone a superare una vita di povertà e a costruire un senso di speranza per il loro futuro e il futuro dei loro figli». Per la campagna quaresimale
2013, l’attenzione è rivolta in particolare alle comunità rurali dell’India che stanno collaborando assieme per presentare al Governo una petizione per il rispetto dei diritti fondamentali.

Fonte: L’Osservatore Romano

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