10/07/2013

La Lituania si schiera a favore della Vita. La Francia di Hollande Scoppia in una dittatura relativista gay

Vilnius in Paradiso, Parigi all’Inferno  

Non vi sarà sfuggito di notare come ormai in ogni ambito economico, sociale, culturale, morale, etico e religioso l’Europa dei tecnocrati abbia trasformato 500 milioni di cittadini in una sorta di grande gregge alla sbando più totale. Ma in questo sfacelo un raggio di luce e di calda speranza ci viene dalla Lituania, che nei giorni scorsi  è stata protagonista in Europa per il verificarsi di due eventi: il primo formale, il secondo sostanziale e degno di nota. Infatti il piccolo Stato dopo aver accettato il testimone della presidenza di turno dell’Ue (testimone passato dall’Irlanda – evento formale) si è resa protagonista per un fatto epocale, e sicuramente in controtendenza con quello che sta accadendo della decadente Europa dei poteri occulti. La Lituania ha detto il suo secco NO all’aborto. Con 46 voti a favori e solamente 19 contrari, il Parlamento nazionale lituano ha, infatti, deciso di limitare la possibilità di abortire a i soli casi di stupro, incesto o pericolo di vita per la madre, con una nuova proposta di legge.  Certo non si tratta di un “;divieto totale”, ma in molti già parlano di un vero e proprio trionfo del valore della vita e del riconoscimento dell’embrione come essenza della stessa. Un Paese che si rivolge al progresso umano in modo deciso e decisivo, che si fa bandiera di grandi valori sociali e che ci tiene a rompere con il passato: infatti, la legge fino ad ora vigente e che risaliva al tempo del regime comunista, avrebbe permesso ad una donna incinta di interrompere (senza scrupoli) la propria gravidanza fino alla dodicesima settimana. Ma Vilnius ha fatto inversione di rotta dirigendosi verso un porto sicuro: il cambiamento è stato accolto in modo totalmente favorevole dall’intero Paese che, da adesso in poi, potrà concretizzare una crescita demografica notevole che manca, ormai, da fin troppo tempo. Un aumento non solo numerico ma anche di maturità di coscienza sociale in seno ad un mondo che và al contrario. E’ una bella notizia quella che giunge dalla Lituania, ma è davvero triste pensare che Vilnius sia l’ago da ricercare nel pagliaio europeo.

L’Entusiasmo dei Lituani per la Vita         

Tanti altri Stati dovrebbero seguire questo esempio  e valorizzare la famiglia tradizionale, valorizzare il senso della vita, della nascita, dell’essere genitori e figli. Il favore della popolazione locale, in merito a quanto detto, è stato manifestato in occasione della Terza Marcia Nazionale per la Vita che, tenutasi lo scorso giugno, ha registrato una grandissima partecipazione popolare  e un attivismo degno di nota da parte delle diverse Associazioni Cattoliche. Un traguardo non indifferente che riporta il sorriso e la speranza in tutti coloro (e sono davvero tanti, nonostante le informazioni falsate e manipolate che vengono veicolate dai media internazionali e che mettono in primo piano le “trasformazioni sessuali” considerandole all’ordine del giorno) che ancora credono nei valori che dovrebbero stare alla base dell’animo umano e delle coscienze buone. E’ la famiglia che deve fare notizia e sono due genitori – mamma e papà – che hanno la missione di portare avanti l’umanità, riproducendo la vita. Del resto è solo dall’unione sacrale di due persone di sesso diverso che può nascere un bambino.

La Missione di Monsignor Grusas e la Schiavitù del Modello “;Gender”

Ma la Lituania lo ha capito bene e ancora meglio lo ha capito il neo Arcivescovo di Vilnius, Sua Eccellenza Monsignor Gintaras Grusas, il quale ha aperto gli occhi al Parlamento locale nei confronti della “Matrigna” Unione Europea esortando gli esponenti politici a non cadere nelle trappole delle trame internazionali e cedere a quanto l’Ue sta imponendo ai suoi membri, con l’introduzione del concetto di “gender”. Parole Sante – oseremmo dire – che meriterebbero di fare breccia nella mentalità della politica mondiale. “Ancora stiamo scontando le conseguenze del regime comunista -ha dichiarato mons. Grušas- con la schiavitù del suicidio, del divorzio, dell’aborto, dell’alcoolismo e le loro conseguenze. Sebbene molto sia stato fatto negli ultimi 25 anni, ancora è necessario intervenire, per cancellare i fantasmi della corruzione, della disonestà e dell’assenza di trasparenza”. Eh già! A parlare di schiavitù non ha di certo sbagliato Sua Eccellenza: tutto ciò che mina le fondamenta dell’anima della famiglia è davvero schiavitù. E chi non ama la libertà? Quella che è riconosciuta a tutti, indistintamente, per come deciso dalla natura, davanti alla quale – se ci soffermiamo a riflettere – l’uomo non fa altro che dimostrare tutta la sua impotenza (nonostante gli sforzi scientifici).

Il fallimento del relativismo          

Rimaniamo sempre dell’idea che ognuno di noi ha il sacrosanto diritto di scegliere come vivere, come realizzarsi e come concretizzare i propri sogni nel merito e nel rispetto dell’altro. “Voglio sentirmi libero dalla paura del futuro” – recita Fabrizio Moro in una delle sue canzoni –  “La libertà è sacra come il pane”: ed il futuro, sulla base di quanto sta accadendo, non si prospetta di certo roseo in una società che si esprime attraverso morte, guerra, aborti, unioni civili bizzarre ed ostentazioni sessuali di tutti i tipi. Molti, tuttavia, chiedono che vengano riconosciuti i propri diritti (?) sulla base di gusti sessuali, trasgressioni umane fuori dai limiti del concepibile e scelte di vita personali egoistiche, moderniste e relativiste; noi chiediamo – come spesso abbiamo riportato – che venga riservata una tutela totale della persona in quanto tale. Eppure tutti parlano di diritti, di libertà e di scelte ed in realtà, chi viene davvero considerato “trasgressore” nella nostra società è chi, invece, crede fortemente nella famiglia tradizionale. La Francia a trazione Hollande e il paradossale Caso di Nicolas

E’ quanto è successo in Francia ad un ragazzo di 23 anni, Nicolas Bernard Busse, il quale è stato processato per direttissima e condannato a ben quattro mesi di carcere ed al pagamento di una multa di mille euro, per aver protestato contro le unioni tra omosessuali. “Ribellione e rifiuto di prelievo” è l’accusa nei confronti dello studente francese che, precedentemente, aveva espresso il suo dissenso nei confronti dei matrimoni gay davanti al canale televisivo M6, nel momento in cui ai microfoni della rete tv si trovava il Presidente Francois Hollande.  Indossava una maglietta Nicolas Bernard, una maglietta sulla quale venivano ritratti mamma, papà e due figli come avviene in una famiglia tradizionale tipo.

Dittatura Hollande – Ma i Francesi stanno aprendo gli occhi  

Questo gli è costato l’arresto per mano di 6 poliziotti che hanno registrato il rifiuto da parte del giovane a seguirli in commissariato. Alla faccia della tolleranza – verrebbe da dire – tanto proclamata ed abusata. La sproporzione tra il presunto (?) reato commesso dal giovane francese e la pena a cui è stato condannato è davvero notevole, per non dire ridicola. Non si trovano motivazioni che rendano valido il tentativo del Governo francese di “zittire” i dissidenti. Predicare la tolleranza per poi essere intolleranti? Che modo è questo? Che giustizia è? Che la libertà venga riconosciuta come bene supremo per tutti, non solo per coloro che condividono le nostre idee. E’ un appello , una protesta nei confronti di coloro che il potere lo usano sì per rendere uguali gli “;altri”, ma anche per creare – paradossalmente –  disuguaglianze modellate sulla base dei propri interessi politici e dei piani più meschini perpetrati da poteri occulti che vogliono destabilizzare la società: dall’economia, al sociale, ad ogni singolo e più nascosto meandro della vita di ciascuno. Come chiamate questa deriva? Beh, noi dittatura! E i popoli europei sembrano aprire finalmente gli occhi.

di Maria Laura Barbuto

Festini

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