27/05/2013

L’ ideologia di genere arriva nelle scuole

Nelle nostre discussioni con quanti sostengono si possa ridefinire il matrimonio, ci sentiamo spesso dire che i difensori del matrimonio e della differenza sessuale avrebbero una reazione spropositata verso i cambiamenti culturali e legislativi. Ci viene detto: «State sempre in giro a gridare che il cielo sta cadendo. Il matrimonio tra persone dello stesso sesso in Massachusetts lo abbiamo ormai da dieci anni, e sapete cosa? Il cielo non sta cadendo.»

Chiaramente questo non è un argomento, ma un tentativo di chiudere ogni discussione su cosa implicherebbe rimuovere dalla legge ogni distinzione su base sessuale. Così come accadeva durante la valutazione psichiatrica di James Bond, nel recente film di successo, menzionare la parola “skyfall” (la caduta del cielo) si suppone faccia terminare ogni discorso.

Nessun serio partecipante all’attuale dibattito sul matrimonio corre in giro agitato come Chicken Little. I difensori del matrimonio sono prima di tutto preoccupati per le conseguenze di lungo termine della ridefinizione di tale istituto. Non ci aspettiamo che la ridefinizione del matrimonio alteri le pratiche culturali in modo improvviso e drammatico. Dopo tutto ci sono volute due generazione per rendersi pienamente conto degli effetti della rivoluzione del divorzio negli anni ’60 e ’70. Nondimeno strane cose stanno accadendo in Massachusetts, dove la differenza sessuale è stata tolta dalle leggi sul matrimonio nel 2003.

Gli organi legislativi del Massachussetts hanno elaborato uno statuto che proibisce, tra le varie cose, la discriminazione nelle scuole pubbliche sulla base dell'”identità di genere”. La legge definisce l’identità di genere come “l’identità, l’aspetto o il comportamento di una persona relativi al genere” e che non sono determinati dalla “fisiologia della persona o dal sesso assegnato alla nascita”.

Sulla base di questo statuto, il Dipartimento per l’Educazione del Massachussets (MDOE) ha ormai cancellato ogni distinzione sessuale nelle scuole. La nuova direttiva dello MDOE obbliga le scuole a lasciare che i bambini usino i bagni e giochino nelle squadre dei vari sport a seconda del genere che essi personalmente identifichino come proprio, e non in base al loro sesso anatomico. La direttiva avverte anche le scuole di eliminare tutte le distinzioni di sesso e di genere nelle divise per il diploma o la laurea, dall’educazione fisica e da altre attività.

Secondo la legge del Massachusetts, il legame tra identità di genere e la differenza sessuale è ormai da considerarsi una pura contingenza storica, il risultato di un’arbitraria (nei casi migliori) o errata documentazione alla nascita. La direttiva dello MDOE spiega:

«L’identità di genere di ognuno è una caratteristica innata e praticamente immodificabile della personalità, e che di solito si fissa all’età di quattro anni, sebbene l’età alla quale ogni persona prenda coscienza ed esprima la propria identità di genere possa variare in base al contesto sociale e familiare di ognuno. Ne risulta che le persone più qualificate a stabilire l’identità di genere di uno studente o di una studentessa, sarebbero proprio lo studente o la studentessa stessi.

Poiché il bambino è l’unico responsabile del proprio identificarsi con un certo genere, i regolamenti richiedono al personale scolastico di avere il consenso degli studenti prima di rivelare la loro identità di genere ai rispettivi genitori.

E non è tutto. I regolamenti suggeriscono che uno studente che non riconosca l’identità di genere di un suo compagno, possa esser soggetto a provvedimenti disciplinari. Dopo aver condannato il bullismo, la direttiva accoglie un memorandum che un preside di una scuola del Massachussets aveva inviato agli insegnanti, ordinando loro di disciplinare gli studenti che intenzionalmente si rivolgessero ad uno studente transgender utilizzando il suo nome di battesimo o il pronome corrispondente al suo sesso anatomico. Un tale comportamento «non deve essere tollerato».

Il Dipartimento per l’Educazione giustifica questi regolamenti su basi pedagogiche: «Tutti gli studenti hanno bisogno di un ambiente scolastico sicuro e di sostegno per progredire negli studi e nel proprio sviluppo». Per “tutti gli studenti”, lo MDOE  evidentemente intende quelli che convengono sulla concezione del sesso e del genere come scelta individuale.

Non è difficile immaginare chi abbraccerà le vedute dello MDOE. I regolamenti stabiliscono: «Uno studente che dice di essere una ragazza e vuole essere considerato tale nel corso dell’orario scolastico ed in tutti, o quasi, gli altri ambiti della sua vita, deve essere rispettato e trattato come una ragazza». Quel caveat (“o quasi”) sul fatto che uno studente potrebbe voler esser considerato un ragazzo in alcune situazioni, sembra un’ammissione implicita che l’identità di genere non sia, in effetti, una caratteristica immutabile, come invece insiste a dire lo MDOE, ma che piuttosto possa variare nel tempo. È la stessa direttiva ad asserire che la legge «non richiede un’affermazione stabile ed univoca dell’identità di genere».

Se da una parte dubitiamo che gli adolescenti mostreranno particolare interesse per l’origine della loro identità di genere, non è invece difficile immaginare come accoglieranno volentieri tutte le implicazioni riguardanti le attività nelle scuole miste.

Forse è per questo che molti genitori in Massachusetts trovano questi regolamenti sconvolgenti. Dobbiamo confessare che noi non siamo così sorpresi. I legislatori del Massachusetts hanno lavorato per molti anni al fine di eliminare ogni distinzione sessuale dalle leggi e tali risultati ci sembrano la logica conseguenza di quegli sforzi.

Ridefinire il matrimonio eliminando la complementarietà sessuale come caratteristica essenziale, non comporta immediatamente per lo Stato la necessità di forzare le ragazze a condividere i loro spogliatoi con i ragazzi. Ma c’è un nesso logico. Alla base di questi nuovi regolamenti c’è una delle premesse che giustificano la ridefinizione del matrimonio, ovvero l’idea che la differenza sessuale sia irrilevante per sposarsi.

Ma se la differenza sessuale è irrilevante per il matrimonio, allora perché mai dovrebbe essere rilevante per altre pratiche? Una volta che lo Stato abbia stabilito che la differenza sessuale non sia più un valido motivo per garantire uno speciale riconoscimento alla monogamia tra uomo e donna, allora non c’è più alcuna ragione di principio per mantenere le distinzioni di sesso per pratiche meno private. Se la realtà anatomica di una persona non è rilevante per il matrimonio, tanto meno è chiaro perché essa dovrebbe esser rilevante per la scelta dei bagni.

Sicuramente ci sono ragioni per esser prudenti nel cancellare la distinzione sessuale dalle leggi sull’educazione. Ma se è una questione di giustizia lasciare che le persone identifichino il loro genere, allora è dovere della legge risolvere i problemi pratici per l’applicazione di questo principio. (Questa è una lezione fondamentale di legislazione sui diritti civili).

Sebbene i problemi pratici per il futuro possano sembrare ovvi, la legge rende invece ben poco chiaro che di problemi effettivamente ce ne siano. Se un ragazzo che si identifica come ragazza è a tutti gli effetti una ragazza, come dice la legge, allora dovrebbe esser considerato illusorio qualsiasi eventuale disturbo che la sua presenza arrechi in uno spogliatoio femminile. Non è affatto strano pertanto che il Commonwealth** spinga il personale scolastico a disciplinare gli studenti che pongano obiezioni a questo stato di cose.

Ci sono altre indicazioni che coloro che percepiscono differenze essenziali tra uomini e donne saranno sempre più messi ai margini della vita pubblica nel Massachusetts. Pochi mesi or sono un tribunale federale del Massachusetts ha stabilito che la Costituzione degli Stati Uniti obbligherebbe l’amministrazione penitenziaria (Commonwealth’s Department of Corrections) a pagare le operazioni chirurgiche per il cambio di sesso richieste dai detenuti che stiano scontando una pena per omicidio. Sarebbe una punizione crudele ed atipica, questo il ragionamento della corte, forzare un detenuto a tenersi la propria anatomia durante il tempo passato in carcere.

Sembrerebbe non esserci alcun nesso tra questo provvedimento e la rimozione della differenza sessuale dalla legge, ma non secondo la corte. La stessa corte ha respinto le deposizioni degli esperti del Commonwealth, i quali ponevano in dubbio che la chirurgia per il cambio di sesso fosse medicalmente necessaria, e che raccomandavano invece un trattamento per i disordini psicologici ed emotivi del detenuto.

La corte ha stabilito che queste raccomandazioni non fossero all’interno di «un limite accettabile per dei professionisti accorti». In altre parole ha riconosciuto che nessun professionista accorto negherebbe la chirurgia per il cambio di sesso ad un detenuto maschio che identifichi se stesso come donna.

La lezione è chiara. Se uno crede che maschio e femmina siano due sessi distinti determinati alla nascita dall’anatomia, allora non creda di poter deporre in qualità di esperto in un tribunale del Massachusetts. Né potrà in buona coscienza mandare i propri figli in una scuola pubblica del Commonwealth. Una concezione della natura umana che sino a pochissimo tempo fa era considerata ovvia, sta ora diventando motivo per non esser considerati qualificati a partecipare alla vita pubblica.

Come avvocati noi comprendiamo la logica che guida le recenti innovazioni nei regolamenti, ma come padri riteniamo che gli unici residenti del Massachusetts che possano dichiarare di esser sani di mente, siano coloro che restano sconcertati di fronte alle decisione dello MDOE. Forse il cielo non sta cadendo, ma di sicuro si cominciano a notare delle crepe minacciose.

Traduzione a cura di Francesco Santoni

Clicca qui per leggere l’articolo originale pubblicato da Il Sussidiario in lingua inglese

di Adam J. MacLeod e Andrew Beckwith – Adam MacLeod è professore associato presso la “Thomas Goode Jones” School of Law della Faulkner University, e visiting fellow per l’anno 2012-2013 presso l’università di Princeton.
Andrew Beckwith è vice presidente esecutivo e consigliere generale del Massachussets Family Institute

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