10/02/2013

Israele, contraccezione obbligatoria alle immigrate etiopi

La denuncia delle associazioni umanitarie: da anni le donne ebree in arrivo dall’Etiopia sarebbero costrette a iniezioni di anticoncezionali a lungo termine. Il governo prima nega, poi blocca tutto

Donne immigrate obbligate ad assumere contraccettivi a lungo termine. La denuncia della comunità etiope d’Israele sta scuotendo il Paese. Vacuum, un programma del canale Israel Educational Television, ha mandato in onda un reportage sulle iniezioni dell’anticoncezionale Depo-Provera a profughe di religione ebraica in attesa nei campi di transito in Etiopia. Una pratica che va avanti da anni.
«Abbiamo detto che non avremmo mai fatto l’iniezione. Ci hanno risposto che senza non ci avrebbero lasciato andare in Israele, e che non avremmo ricevuto assistenza medica», ha raccontato Emawayish, emigrata otto anni fa. «Avevamo paura. Non avevamo scelta. Senza il loro aiuto non potevamo andarcene. E allora abbiamo accettato». Le testimoni trovate finora sono circa 35: hanno ricevuto le prime dosi di contraccettivo mentre si trovavano ancora fuori dal Paese, poi la pratica è continuata anche una volta varcato il confine, ogni tre mesi. Si sono sentite dire che avere troppi figli avrebbe reso la loro vita più difficile.

In Israele vivono circa 120 mila ebrei di origine etiope. Negli ultimi dieci anni il tasso di natalità della loro comunità è crollato di quasi il 50%: il motivo è forse da ricercare nell’uso del Depo-Provera che, anche una volta sospeso, inibisce a lungo la fertilità. Secondo il Times of Israel, alcune donne non sapevano neanche che le iniezioni fossero di anticoncezionale, credevano si trattasse di un vaccino, mentre altre avrebbero continuato a subire la pratica anche dopo aver denunciato effetti collaterali.

Il Depo-Provera non è un contraccettivo usato comunemente: di solito, viene inoculato a donne mentalmente disabili o a pazienti di istituti psichiatrici. Secondo un rapporto dell’associazione per i diritti delle donne Isha L’Isha, la prima sperimentazione è stata fatta tra il 1967 e il 1978 in Georgia, negli Stati Uniti, su 13 mila donne ridotte in povertà, metà delle quali di colore. Molte non sapevano di che cosa si trattasse, alcune sono morte durante l’esperimento. Oggi, l’effetto collaterale principale dell’assunzione di Depo-Provera è una drastica diminuzione della densità ossea, con rischio di osteoporosi. Poche donne in salute lo sceglierebbero volontariamente senza ragioni mediche precise.

In seguito alla diffusione della notizia, molte onlus per i diritti civili hanno presentato degli esposti. L’American Jewish Joint Distribution Committee, un’associazione di soccorso che aiuta le comunità ebraiche in tutto il mondo, ha respinto al mittente le accuse, bollandole come «senza senso».
Ma, come riporta il quotidiano Haaretz, alla fine Ron Gamzu, direttore generale del ministro della Salute, è stato costretto ad ammettere che la pratica è effettivamente in uso, pur negando ogni coinvolgimento diretto del governo. Ha chiesto però alle quattro organizzazioni sanitarie che operano nei campi profughi e tra gli immigrati di fermarla immediatamente. I ginecologi non devono «rinnovare le prescrizioni per il Depo-Provera a donne di origine etiope qualora ci siano dubbi che possano non capire le conseguenze del trattamento». Inoltre i medici dovranno accertarsi che le pazienti vogliano di loro spontanea volontà il contraccettivo e che, nel caso sia necessario, siano presenti alle visite dei traduttori.

Ziva Mekonen-Dego, a capo dell’Associazione israeliana degli ebrei etiopi, ha detto che la risposta del ministro è il minimo che ci si potesse aspettare: «Vorremmo che il ministero della Salute si assumesse la piena responsabilità di quello che è successo a queste donne».

di Francesca Bussi

Blu Dental

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.