20/09/2013

Il transessuale e il figlio asessuato

Che un transessuale segua il proprio percorso fino in fondo, si faccia operare per cambiare sesso, poi chieda di modificare lo stato civile, dopotutto è problema suo.
Ma, nel caso in questione, non si tratta di questo: questa donna ha deciso di diventare uomo conservando gli organi sessuali femminili allo scopo di avere un bambino. Vuole tenersi aperte tutte le possibilità, rivendica tutte le identità, un sogno d’ermafroditismo in qualche modo…

Solitamente le persone affette da sindrome di Benjamin, comunemente dette transessuali, sono coerenti con se stesse: quando donne vogliono diventare uomini gli pare, poiché si sentono uomini, de facto inconcepibile concepire un bambino.
Per inciso, si può rimanere sorpresi che dei medici si siano resi complici d’una tale pratica. Evidentemente, alcuni danno del Giuramento di Ippocrate (“mi asterrò dal recar danno e offesa […] Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte.”) interpretazioni piuttosto iconoclastiche. Insomma questa donna, divenuta uomo, decide contro ogni logica di concepire un figlio. Un intervento ormonale lo rende possibile.
Dopo il parto, l’anagrafe le concede d’essere iscritta come padre, e non come madre del bambino. Seconda complicità, dei funzionari stavolta, ma come lo ricorda giustamente l’articolo, i tribunali tedeschi non hanno cessato di rafforzare in questi ultimi anni i diritti dei transessuali. L’amministrazione sta dunque in pieno nello spirito del tempo quando accoglie l’istanza della richiedente (che dovrei dunque chiamare “il richiedente”).
Questo però non è sufficiente… Il nostro transessuale aveva chiaramente l’intenzione di trasmettere la propria “identità transgender” al figlio: chiede quindi che il bambino sia dichiarato “senza sesso”. Per assicurarsi che ciò fosse possibile, ha partorito in casa, con la complicità d’un’ostetrica (un’altra complicità colpevole). Non gli basta trasmettere un petrimonio genetico, vuole essere certo che il bambino partecipi, comprenda e viva anch’egli lo stesso malessere, il profondo sconcerto di non appartenere a un sesso né all’altro. Vuole che il figlio sia asessuato. Perché? Per lasciarlo libero di scegliere? Ognuno può comprendere come dietro una tale impresa delirante si nasconda il bisogno di condividere il proprio fardello, di cesellare un essere a propria immagine. Ed è qui che si rivela l’orrore dell’ideologia di genere: si priva un figlio dell’identità sessuale, lo si condanna ad essere disturbato dalla nascita, senza identità, probabilmente respinto dai propri futuri compagni… Una volta di più, lasciamo fare, o meglio accompagnamo le richieste e gli esperimenti più aberranti, senza curarci delle conseguenze.
Questi esperimenti sono degni di John Money e del dottor Mengele, ma siccome vengono compiuti in nome della tolleranza e del rispetto, non sono perciò condannati. Al contrario, la presidentessa dell’Associazione tedesca per la transidentità e l’intersessualità Andrea Budzinski osserva che “la Germania dovrà attrezzarsi. Vi saranno uomini incinti e ‘Väterinnen’ (neologismo che potrebbe tradursi come “padrine”). Un giorno diverrà banale”.
Temo fortemente che abbia purtroppo ragione. E che tutto ciò non resti confinato in Germania. Il vaso di Pandora è ormai spalancato.

Traduzione a cura di Giovanni B. Reginato

Clicca qui per leggere l’articolo originale pubblicato da Thèorie du genre in lingua francese

Fonte: Thèorie du genre

Festini

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