30/01/2014

In Gran Bretagna si facilita (di nascosto) l’accesso all’aborto

In una consultazione clandestina, portata a termine senza notifiche o annunci, il ministero della Sanità britannico (DoH) mira a sovvertire la legge sull’aborto del 1967, a rimuovere il requisito secondo cui una donna che sta valutando l’interruzione di gravidanza deve consultare un medico. Inoltre, si dispone che la procedura possa essere effettuata da un infermiere e anche al di fuori di una clinica “per svolgere l’interruzione di gravidanza nella privacy della propria casa”.

Parlando a nome del partito trasversale del gruppo di lavoro del Parlamento britannico sulla dignità umana, il deputato Jim Dobbin ha dichiarato: “Questi cambiamenti segnano un ulteriore indebolimento delle garanzie della legge del 1967 e rappresentano un cambiamento significativo per la legge. Ma questo dibattuto, anziché svolgersi in Parlamento, è stato esaurito con nuove misure sotto forma di linee guida, aggirando così i controlli dovuti. La legge originaria affermava chiaramente il requisito di due medici consenzienti, ben informati della situazione personale in questione; ma per decenni i medici hanno chiuso un occhio di fronte alla legge, procurando prontamente il consenso all’aborto per pazienti che non hanno mai incontrato, e ora è il DoH a incoraggiare attivamente tale illegalità”.

La legge sull’aborto 1967 consente solo l’aborto per motivi di probabile “pericolo per la salute fisica o psichica della donna incinta o per figli”. Nonostante questo, nel Regno Unito si pratica facilmente l’aborto su richiesta, con la rivelazione della scorsa settimana che nel 2012, solo il 46% degli aborti era sicuramente stata effettuata con la necessaria consultazione dei medici. Tale rinuncia scandalosa di qualsiasi deliberazione precedente dimostra il cinico disprezzo tenuto per la vita del nascituro o per lo stato di angoscia che tormenta la madre.

Dobbin prosegue: “Il fervente sostegno dato dalle cliniche abortiste private per gli orientamenti proposti espone l’ipocrisia dell’industria dell’aborto. Pur sostenendo di interessarsi alla donna incinta, sono ben contenti di vederla privata delle consulenze di cui ha diritto con i medici e sono perfettamente felici di mandarla a casa a praticare da sola un aborto farmaco-indotto”.

Mentre la consultazione era in origine aperta fino alle 3 febbraio, il DoH – senza preavviso – ha cercato di concludere i lavori tre settimane prima. A seguito di denunce da parte di gruppi pro-vita, la consultazione rimane attiva fino alla data originale, e le dichiarazioni che la riguardano possono essere lette qui.

Dignitatis Humanae Institute

Festini

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