23/07/2013

Perché, contro l’omofobia, non serve una legge speciale

L’Italia non ha bisogno di un’altra legge truffa che limiti le libertà dei suoi cittadini. Non ha affatto bisogno della “legge contro l’omofobia” che giovedì il parlamento potrebbeno invece partorire. Se quella legge passasse, verrebbe infatti introdotto in modo antipatico e demagogico un assurdo reato di opinione che conferirebbe immediatamente un enorme potere poliziesco di discriminare a discrezione. Al Tribunale rivoluzionario della Francia giacobina bastava la delazione anonima di uno solo purché “politica” per arrestare il malcapitato di turno, praticamente sempre poi inviandolo alla ghigliottina. Non era un abuso. Era cosa perfettamente legale e rispondente alla logica rivoluzionaria: il prode citoyen incarna la vox populi che oracola la vox dei e quindi per definizione non può sbagliare. Non può fallire, infatti, che parla per la rivoluzione, della rivoluzione, alla rivoluzione. Per definizione, sono gli altri quelli che hanno sempre torto, i nemici della rivoluzione. E uno è nemico della rivoluzione se questo lo dice un citoyen. Non servono prove, istruttorie, processi. Basta la pena.

Per l’approvanda legge italiana contro la cosiddetta omofobia è uguale. Che cos’è l’“omofobia”, crimine turpissimo? Ogni e qualsiasi cosa non coincida con ciò che piace sentire dire alla lobby omosessuale. È “omofobia” ciò che rivela, contiene e veicola fobia contro gli omosessuali; ciò che è “omofobia” lo decide e può deciderlo solo un omosessuale, nessun altro. Essendo la questione delicata e la materia sensibile, chi oserebbe contraddire un omosessuale che si sentisse vittima di fobia? Nessuno. Quindi qualsiasi sua denuncia basterebbe e avanzerebbe, e non avrebbe affatto bisogno di altro per andare a sentenza di condanna.

giustizia opinionePer un omosessuale, “omofobo” è chi lo prendesse a male parole per la strada tanto quanto chi leggesse un passo delle Scritture dove si condanna la sodomia (nei Paesi occupati dai musulmani nel Medioevo e nella prima età moderna ai cristiani non era consentito nemmeno pronunciare privatamente in casa propria un versetto evangelico giacché qualche origlione dalla finestra avrebbe anche potuto sentire la “bestemmia”: ai cristiani e agli ebrei era concesso solo pagare tasse salate e più alte di quelle imposte agl’islamici). Per un gay, “omofobico” è certamente il pogrom, ma potrebbe anche esserlo la “provocazione” di una gentil signora che per caso si trovasse a transitare in abito da sposa davanti a un locale per soli maschietti. Chi stabilisce il confine, soprattutto quando il confine varia a seconda dei desideri eretti a diritti di legge?

Per colpire i deficienti e i violenti bastano le leggi che già esistono. Qual è infatti la differenza fra un innocente che viene ingiustamente offeso o malmenato perché gay, juventino, homeless, rom o di destra?

di Marco Respinti

Festini

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