29/09/2013

Dalla parte dei fratelli

Buongiorno, mi chiamo Renée. Pur non avendo mai abortito, sono rimasta profondamente segnata dalla perdita di mio fratello a seguito di un aborto. Da quando l’ho scoperto sette anni fa, ho attraversato un impensabile dolore. Tuttavia, è anche stata per me una benedizione per vie inattese. Condivido la mia storia nella speranza che possa essere d’ispirazione ad altri che stanno attraversando momenti simili, così come spero possa aiutare le persone intorno a loro che potrebbero non comprendere quanto accade.

Il mio viaggio ebbe inizio una sera, quando la mamma disse che voleva parlarci. Non avevamo idea di ciò che stava per accadere. Ha iniziato ricordando un momento molto buio della nostra vita nel quale si ritrovò con una gravidanza imprevista. Sentii crescere la preoccupazione, nell’ascoltare la cosa. Com’è che non me ne accorsi, a quel tempo? Dev’essere che perdette il bambino, o qualcosa del genere. Dov’era quel bambino, adesso? Non pensai minimamente all’aborto, perché eravamo stati cresciuti sapendo che prende una vita, ecc.. Sentire che concretamente ne aveva avuto uno fu davvero un colpo. Ma potevamo tutti vedere quant’era triste, quindi ci alzammo e l’abbracciammo rassicurandola che non l’amavamo meno per questo. Rispondeva con grande forza alle nostre domande raccontando, tra le altre cose, quando accadde, e il nome che gli aveva scelto: Joey. Avere queste informazioni ci rese in qualche modo più facile affrontare la cosa. Il giorno dopo mi trovai in uno stato di sofferenza emotiva. Non riuscivo inizialmente a capirne la causa, ma ripensai poi alla conversazione della sera precedente.
Ho trascorso i successivi sei anni facendo del mio meglio per evitare di pensare a lui, a come fosse morto, ecc.. Più facile a dirsi che a farsi. Tra le altre cose, diventò più difficile per me riconoscere come tale il più piccolo nella nostra famiglia, perché il più piccolo era ora Joey. Mentre volevo in un certo senso dimenticarlo, mi dispiaceva molto che egli non fosse costantemente riconosciuto. Iniziai anche a pensare di non essere stata prevista. Perché io ero stata salvata e non lui? Nonostante questi problemi, non ho mai provato risentimenti nei confronti di mamma. In realtà, come con Joey, divenni molto protettiva nei suoi confronti, e mentre ero tecnicamente contro l’aborto, ero anche disinteressata verso il movimento pro-life pensando che fosse fondamentalmente pieno di manipolatori d’immagini post-aborto di condanna.
Durante questi anni vi sono anche stati momenti di pace, non fraintendetemi. Ma l’anno scorso decisi di volere qualcosa di più concreto e iniziai a guardare in giro sulla rete per vedere quali risorse fossero disponibili per noi, fratelli di bambini abortiti. Davo per scontato di trovare una possibilità abbastanza ampia di scelta. No. C’erano davvero pochi riferimenti alla nostra sofferenza (da ciò che riuscii a trovare). Lessi di Rachel’s Vineyard, ma non la sentivo adatta a me. Non me la sentivo di parlare della mia storia di fronte ad altri famigliari di bambini abortiti e rischiare di amplificare il loro dolore. Piuttosto speravo di incontrare altri fratelli come me. Visto che non c’erano molte alternative, ho finito per scrivere una riflessione sulle mie esperienze / sentimenti dopo l’aborto (potete leggere qui: http://survivingsibling.wordpress.com/2012/10/09/reflecting-on-my-brothers-loss/ ) mandandola a vari gruppi. Una giunse a Teresa Bonopartis e alla Lumina, a New York. Le chiesi se l’avrebbe letta in occasione della prima giornata di ritiro per fratelli (uno dei pochi centri che avevo trovato). Fu così toccata dalla lettura, che organizzò una mia uscita per alcuni sponsor! Meraviglioso! Questo avvenne solo due settimane circa prima del ritiro e in modo del tutto inaspettato! Ero eccitata e nervosa allo stesso tempo! Il ritiro fu un’esperienza straordinaria! Fu la mia prima volta con altre persone cui relazionarmi e potevo condividere la mia storia, senza interruzioni e senza essere giudicata! Così liberatorio! Un bel sollievo. Vorrei che tutti i fratelli potessero provarlo. Pur essendovi rimasta insieme poche ore, sento con loro un forte legame e ho avuto la grazia di mantenere i contatti. Da allora, sono stata ancora più determinata a condividere la mia storia e incoraggiare altri a fare altrettanto. Questo mi ha portata a lavorare nel movimento stesso, che un tempo evitavo. E quando incontravo qualche difficoltà, la maggior parte delle persone dava prova di grande amore, sostegno e incoraggiamento, ecc..
In questo preciso momento, il mio principale mezzo di sensibilizzazione è su Internet, con il mio blog: www.survivingsibling.wordpress.com , le mie pagine Facebook Abortion Hurts Siblings And Others e I Lost A Sibling To Abortion (un gruppo “segreto” per altri fratelli), così come altri account su Twitter, ecc..
E’ stato un diamine di viaggio bello lungo, ma nel complesso sono ricolma di gratitudine. Passare attraverso tutto questo mi ha resa molto più consapevole del dolore degli altri e mi ha insegnato a guardare a ciò che dico. Ho anche stretto molti rapporti meravigliosi. Pur avendo già ottenuto molto sollievo, attendo il giorno in cui vi saranno molte più risorse per i fratelli. Ritiri, gruppi di sostegno, ecc..
Spero che la mia storia sia riuscita a stimolarvi, in qualche modo.
Pace.

Traduzione a cura di Giovanni B. Reginato

Clicca qui per leggere l’articolo originale pubblicato da Ireport in lingua inglese

di Susi Fanabba

Festini

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