09/12/2013

Indottrinamento GLBT nelle scuole – Grazie, Fornero

La formale riunione del 2012, organizzata dall’ex ministro Fornero, delle associazioni LGBT (acronimo per lesbiche gay bisessuali transessuali), è esitata in un documento pubblicato nel 2013 dall’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali): “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”. 51 pagine scritte con una terminologia che è un coagulato di neologismi gender, in cui l’identità di genere, a prescindere dal dato biologico, è diventata un “diritto” costruibile (e decostruibile) a piacere. Documento interministeriale non discusso pubblicamente né votato in parlamento, ma che aderisce alla Raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, CM REC 5 -2010, questo progetto è il frutto delle pressioni del mainstream progressista, femminista e omosessualista internazionale che vuole il superamento della visione antropologica fondata sulla differenza (oggettiva e oggettivabile) tra uomo-donna a favore dell’introduzione di nuove categorizzazioni che suddividono gli esseri umani in base alle loro preferenze sessuali: LGBT, senza escludere neppure il Q, cioè il “queer”, variante opzionabile, fluida di ogni gender variants, con insignificanza del sesso. La finalità dichiarata è “dare un forte impulso a quel processo di cambiamento culturale così fortemente auspicato” (pag. 4). Nei vari capitoli vengono presentati il contesto normativo europeo e italiano, una stima delle persone LGBT in Italia, gli assi della strategia (ramificati in campo educativo, scolastico, lavoro, sicurezza e carceri, comunicazione e media), e la “governance” costituita solo da sigle dell’attivismo militante di stampo gay, lesbico e transessuale.

Il primo grave errore è terminologico: la caratteristica accessoria del desiderio erotico soggettivo dell’individuo, cioè l’orientamento sessuale, è trasformato in identità “ontologica” e “diritto” da tutelare. I “generi” sostituiscono “maschio e femmina”, uomini e donne.

Secondo aspetto assai preoccupante è la pretesa che le associazioni LGBT diventino consulenti ufficiali del Ministero dell’Istruzione, per un vero e proprio indottrinamento pro-gender nelle scuole di vario ordine e grado. Una violazione alla libertà di opinione, del diritto di educazione e di convincimento religioso. Poiché questa pretesa non trova il consenso invocato, l’attivismo LGBT denuncia “un retrogrado ritardo culturale” e nel documento viene previsto un meccanismo di “sorveglianza del discorso dell’odio”: si predispone una rete di vigilanza sulle dichiarazioni che “possono essere ragionevolmente interpretate come atteggiamenti di odio o di discriminazione”.

Il dissenso sul gender da chi verrà interpretato? Una persona convinta che il fondamento dei diritti umani è l’esistenza di esseri umani di pari dignità, uomini e donne (questi oggettivamente esprimono una differenza, tutelata dal diritto), che pacatamente e ragionevolmente si rifiuti di aderire all’ideologia LGBT può essere accusata di “discorso dell’odio”, di omofobia, di essere affetta da “paradigma etero sessista” e perciò sanzionata. Il documento dell’UNAR è estremamente criticabile da molti punti di vista ed è stato adottato senza alcuna pubblica e aperta discussione dei concetti e dei termini utilizzati. È frutto del pensiero delle sole associazioni dell’attivismo gender, pretende di essere pilota unico ed esperto di una strategia che mira “per legge” alla modifica dell’approccio culturale del concetto di “sesso” (maschile e femminile) a favore dei “generi”.

Ci stiamo avviando a grandi passi verso una nuova dittatura del pensiero.

 di Chiara Atzori

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