17/08/2013

Quando la libertà negata non fa notizia

Non fa notizia la violenza, la discriminazione, la persecuzione che viene esercitata in modo sempre più aperto e sfacciato, in diversi paesi del mondo “democratico”, nei confronti di medici, religiosi, e pacifici attivisti prolife. 

Si tratta di intolleranza, di discriminazione, di libertà negate, di minacce alla sicurezza personale con cui si vuole silenziare chi cerca di parlare per la Vita e per la Verità. E gli autori di queste violenze sono gli stessi che si vantano di difendere i diritti umani, magari aderendo alle potenti lobby di pressione che dominano in consessi elevati come le agenzie delle Nazioni Unite.

Ricordiamo le persone arrestate in Francia e nel Regno Unito  solo per aver espresso le loro opinioni a favore della famiglia naturale, gli arresti di chi cerca di parlare con le donne che vogliono abortire, prima che sia troppo tardi; gli sgombri forzati di chi semplicemente prega fuori dalle cliniche dove si praticano gli aborti. Anche da noi, in Italia, i volontari di Ora et Labora in difesa della Vita, che pregano il Rosario fuori degli ospedali sono spesso oggetto di insulti e violenze non solo verbali, e altri episodi di intolleranza abbiamo registrato in passato.

Ricordiamo i 300 scalmanati che hanno invaso la Cattedrale di Santiago del Cile, interrompendo celebrazione della Messa, danneggiando, sporcando distruggendo con atti ed espressioni sacrileghe. Quale risonanza mediatica ha avuto? Quale avrebbe avuto se un fatto analogo fosse avvenuto in una moschea o fosse stato compiuto da naziskin in una sinagoga?

Abbiamo dato notizia delle dottoresse americane che sono state censurate e cacciate in malo modo al congresso internazionale  della MWIA, a Seul. La presidentessa dell’Associazione Internazionale delle Donne Medico (MWIA, appunto) ha addirittura scatenato una rissa per impedire alle tre malcapitate di essere intervistate dai media locali. Quale la risonanza mediatica di questo episodio? Quale sarebbe stata se, mutatis mutandis, fosse stata impedita la relazione di un noto attivista gay?

A Salisburgo un gruppo di violenti ha attaccato una pacifica marcia intitolata “1000 croci per la vita”, organizzata da Human Life International(HLI), Europrolife, Youth for Life, the Prayer Initiative,  e dal Salzburg Pro-life Centre. I marciatori hanno gettato nel fiume 1000 rose accompagnando il gesto con il suono delle campane, in memoria dei bambini mai nati: “Non vi dimenticheremo, vi amiamo, vi daremo la nostra voce” era il messaggio lanciato dai manifestanti. Troppo provocatorio? Per chi? In passato la sede dell’HLI era già stata danneggiata dai “pro-choice”. Nessuno ne ha parlato. E se fosse stato disturbato un corteo del gay pride?

Quando è stata approvata la legge che vieta l’aborto dopo 20 settimane di gravidanza, i membri prolife del Parlamento del Texas hanno dovuto essere scortati dalla polizia, per non dover subire le violenze dei manifestanti. A questi tra l’altro, sono state confiscati decine di  contenitori pieni di urina e di feci: è molto di moda, infatti, imbrattare – per esempio – le sedi dei movimenti prolife con roba del genere... Il Governatore Rick Perry e altri hanno ricevuto minacce di morte e lettere e telefonate minatorie riguardanti le loro figlie.

Di tutto questo i media non parlano.

Tocca a noi, con il passaparola, con i nostri post su internet su facebook, sui blog, far sapere alla gente queste cose. Siamo chiamati tutti in prima persona a parlare per chi non ha voce, e ad aprire gli occhi a chi non può vedere, perché accecato dalla propaganda dei cultori della morte.

di Redazione

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